Durante l’ultima ed entusiasmante edizione di Vinitaly ho intrapreso un fantastico percorso tra le eccellenze vulcaniche del nostro bel Paese. A guidarmi è stata la “Carta delle Doc vulcaniche d’Italia” di Civiltà del bere e la competenza di produttori che vivono di vino e fanno vivere la propria terra.
In questo viaggio ho conosciuto e apprezzato i vini della partenopea Cantine Astroni che si trova nel cuore dei vulcanici campi flegrei, e Casata Mergè, che affonda le sue radici nella zona dei Castelli Romani. Indubbiamente due Wine Experience davvero esplosive che meritano di essere raccontate.
Volcanic Experience #1
La Vigna Astroni è situata a ridosso del cratere omonimo, a confine con il muro di cinta borbonico settecentesco fatto realizzare da Carlo di Borbone a difesa della sua riserva di caccia personale, che oggi è riserva naturale gestita dal WWF. Il vigneto si estende per circa due ettari, con altitudine di circa 200 metri sul livello del mare, ed è suddiviso su diversi terrazzamenti dove sorgono prevalentemente viti di Falanghina e una parte di viti di uve Piedirosso.
I suoli presenti hanno origine vulcanica certamente legata alle ultime eruzioni flegree comprese tra 5000 e 3500 anni fa. Dalle uve della vigna Astroni sono prodotti i Cru di Falanghina: Strione e Vigna Astroni. Falanghina deriva da ceppi greco-balcanici e sembra aver preso il nome dalla sua struttura, talmente importante che costringeva il produttore a legarla ai pali chiami “falanga” e quindi… falanghina, ovvero “vigna sorretta dai pali“.
Ho apprezzato particolarmente Strione 2013.
Chi deve berlo: tutti! E’ una falangina semplice ma elegante, adatta a tutti i palati.
Quando berlo: a pranzo abbinato ad un piatto di pasta fredda saporita, la sua sapidità esalterà il tutto.
Occasione imperdibile: una gita a Napoli e una visita alla cantina degli Astroni!
Volcanic Experience #2
Sulle tracce dei vini vulcanici, all’interno dei padiglioni di Vinitaly, passiamo dalla Campania al Lazio. Al confine tra Frascati e Monte Porzio Catone, nell’area dei Castelli Romani – zona che gli antichi elessero a luogo di villeggiatura grazie al paesaggio, al clima e alla bontà del suo vino – sorge nella prima metà degli anni Novanta l’azienda Mergè, culla ideale per la coltura di vitigni autoctoni ultracentenari.
Oggi, dopo tre generazioni con una successione famigliare ben riuscita, si evolve anche la qualità dei loro vini che nascono da terreni vulcanici: dal Frascati Superiore DOC vulcanico al Sauvignon, Cesanese, Malvasia ma anche Bombino Bianco, Sangiovese, Cabernet e Cabernet Sauvignon, che offrono la grande opportunità ai produttori di creare una ventina di etichette di grande livello. La caratteristica comune a tutti i loro vini è la schiettezza e la straordinaria eleganza: una degustazione da ricordare!
Il motto dell’azienda è una celebre citazione di Pindaro:
“Il vino eleva l’anima e i pensieri, e le inquietudini si allontanano dal cuore dell’uomo”.
Mi ha colpito in particolare il Sauvignon Blanc Sesto 21 del 2017, premiato come “Miglior Vino Bianco d’Italia” dall’Annuario dei Migliori Vini Italiani 2019 di Luca Maroni.
Chi deve berlo: gli amanti dei vini aromatici e profumati.
Quando berlo: abbinato ad un piatto di pasta alla gricia, la meravigliosa acidità di questo vino pulirà la grassezza del piatto! Meraviglioso pairing…
Occasione imperdibile: un weekend a Roma, per un pranzo o una cena in una trattoria “storica”, degustando i vini di questa buonissima cantina!
God save volcanic wines!